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      La Voce dei Protagonisti        

 

Piccole Dolomiti

 

Giorno 28-5. Con un gruppo ormai sparuto, di amici de Il Sentiero, cercheremo di affrontare i sentieri e le ardue vette delle Piccole Dolomiti in Vallarsa nel Trentino, proposti dal nostro Presidente. La settimana meteo si preannuncia sul variabile, e, giustappunto all’arrivo al nostro Albergo dell’Alpino a Camposilvano, troviamo un cielo plumbeo che minaccia, ma che si limita ad una pioggerella. L’albergo e' decoroso e piacevole nell’insieme. Anche la stanza assegnataci è agevole, con qualche limitazione, ma con spirito giusto di adattamento si risolve tutto. L’accoglienza da parte del titolare e del personale è ottima e ci ha messi a nostro agio fin da subito. Purtroppo dobbiamo rinunciare alla prevista camminata di rodaggio, ci rifaremo. La cena è ottima.

 

Giorno 29-5.DSCN4022- Fatta una buona colazione, oggi andremo a fare una escursione che io, (che sono uno smemorato cronico), non dimenticherò facilmente. Visiteremo le 52 gallerie che i militari (credo artiglieri italiani) della prima guerra mondiale, posso immaginare con piccone-e-pala e con i mezzi dell’epoca, costruirono: un’opera grandiosa, monumentale, che si snoda su una lunghezza di 6,3 Km. Fatta la foto di rito, indossata la pila frontale, ci addentriamo nella prima delle gallerie, le quali sono tutte numerate. Nelle gallerie trasuda l’acqua che percola, il terreno è scivoloso e richiede molta attenzione e non di rado ti arriva la goccia fredda sul collo. Tra una galleria e l’altra, si notano gli scorci del panorama mozzafiato.DSCN4072- In uno di questi scorci, galleria 8, è posizionato un piccolo obice. All’uscita di una galleria, Fausto mi fa notare una cosa bellissima: praticamente dietro di noi, è sbucato un camoscio, che mi sono affrettato a fotografare. La galleria più lunga è la galleria del Re, le 19 e 20 si attorcigliano salendo, con un percorso di 380 metri. La 51 e 52 sono quelle più a rischio scivolate perché in discesa. All’uscita si è in prossimità del rif. Achille Papa che per l’occasione è chiuso. Per il ritorno è consigliabile fare la Strada dei Carubbi, noiosa ma sicura. Fatta la foto ricordo si rientra. Purtroppo la discesa è funestata da un incidente che ha coinvolto Gianni. E' stato necessario l’intervento dell’elicottero e il ricovero a Vicenza. Iniziata bene la giornata, si è chiusa con l’angoscia nostra e in particolare di Patrizia.

 

Giorno 30-5. DSCN4093-Previsioni meteo non esaltanti. Mattinata freddina. Oggi faremo l’aggiramento ad anello del Sengio Alto. Partiamo dal Pian delle Fugazze sulla strada asfaltata e raggiungiamo il bivio dell’Ossario. Prendiamo il sentiero che ci porta al Ponte Avis, il famoso ponte Tibetano, sostenuto da cavi d’acciaio, diventato una vera attrazione per i turisti. Per fortuna ci siamo solo noi, e possiamo sbizzarrirci a fotografarlo. Attraversarlo mette una certa ansia, per il moto ondulatorio provocato dai passi, però la vista del panorama è impagabile nonostante le nuvole. Strada facendo incontriamo la malga Baffelan. Piccola sosta per un sorso d’acqua e foto ricordo. DSCN4109-Poi rapido passaggio al rif. Campogrosso per rinfrancarci almeno con un caffè. Niente da fare: chiuso per Corso istruttori alpinisti. Immortaliamo la nostra presenza con una foto. Prossima tappa La Sisilla. Con salita un po’ impegnativa si giunge alla sommità dove ci aspetta una bella Madonna Bianca protetta da una teca di vetro. Su questa roccia ci sono ancora residui di strutture militari. Ridiscendiamo per riprendere l’anello che ci porterà al punto di partenza. Rientro in albergo per rifrancarci dalla fatica e per cenare. A sorpresa, festeggeremo il compleanno di Piera, augurandole cento di questi giorni. Le informazioni sulle condizioni di Gianni sono incerte.

 

Giorno 31-5. Oggi faremo tappa al rif. DSCN4145-Vincenzo Lancia (presumo sia il costruttore di auto) e al Monte Testo. La giornata promette bene. E in effetti la variabilità è confermata dal passaggio di rare nubi. Certamente sarà una bella giornata. Superato il cimitero austroungarico si imbocca il sentiero che ci porterà al rifugio. Attraversiamo verdi prati e un bosco di larici, e con una certa fatica superiamo un dislivello tosto. Finalmente ci possiamo ristorare con un buon(!?) caffè(!?) al suddetto rifugio. Foto e via. Si riprende il cammino fino al Monte Testo. DSCN4172-Anche i soldati tedeschi si sono dati da fare parecchio per fortificare quel monte con gallerie nelle quali è facile perdersi: ne ho avuto esperienza diretta uscendo dalla parte sbagliata. E via, si riprende il sentiero ad anello per il ritorno. Il panorama è splendido, i picchi delle rocce dolomitiche incantano. Attraversiamo prati verdi letteralmente ricoperti di fiori botton d’oro. Bello! Ma dobbiamo affrontare il ritorno che sarà lungo. A cena saremo presi letteralmente per la gola da piatti sopraffini preparati da Roberto, Chef e titolare dell’albergo. Patrizia ci ha informati che Gianni è in buone condizioni. Ottima notizia!

 

Giorno 1-6.DSCN4219- La giornata di oggi non promette nulla di buono (in senso meteorologico). Fatta una buona colazione e con una buona dose di volontà, andremo a conquistare la vetta del Monte Cornetto. Dal rif. Balasso dove parcheggiamo le auto, imboccato il sentiero ci dirigiamo all’Ossario militare dei caduti del Pasubio. Tempo molto brutto con nuvolaglia che impedisce foto decenti. Pazienza. L’ingresso nella piazza del Sacrario è maestoso. In bella mostra obici e cannoni. Incontriamo molti ragazzi arrivati con due pullman e parecchi turisti. L’edificio del Sacrario è sormontato da un’alta torre che scaleremo dopo aver percorso i vari corridoi in cui sono tumulati i militari. La vista dall’alto è penalizzata dalla nebbia. Ritorniamo sui nostri passi, e separatici dalle signore del nostro gruppo che faranno un altro percorso (Ponte Tibetano), in cinque prenderemo il sentiero che ci porterà al Monte Cornetto.DSCN4265- Con un dislivello di almeno 500 metri, affronteremo rocce e roccette, con tratti che ci impegneranno non poco, dove ci si dovrà aggrappare alle catene per superarle. La vetta non è molto entusiasmante. Piccola, con una croce di metallo colore rosso. Foto di rito e ridiscesa stando attenti al punto critico delle catene. Mi sono divertito molto! Però il ritorno per me sarà un po’ dolente per via delle caviglie e dei piedi dolci. Anche questa sera dopo cena, avremo il piacere di festeggiare un altro compleanno: quello di Fausto, con una bella torta confezionata dalla sorella pasticciera di Roberto, tanti auguri. Ultime notizie di Gianni, è fuori pericolo. Ci rincuora.

 

Giorno 2-6. Oggi faremo una capatina al Corno Battisti. Il giro si preannuncia molto lungo guardando la cartina del profilo e con dislivello di almeno 1100 metri. Imbocchiamo il sentiero in senso orario partendo da quota 670. DSCN4312-La giornata è un po’ calda e per fortuna con la copertura delle nubi, si affronta meglio l’umidità del bosco. Il percorso è tortuoso e in prossimità della Bocca del Leone, risaliamo una serie di gallerie, tra cui una lunga e gradinata con passaggi a volte difficoltosi, scavate dai soldati italiani. Riemersi dalle gallerie, raggiungiamo il Corno Battisti a quota 1760. Qui sono situate le stele che ricordano la cattura degli irredentisti Cesare Battisti e Fabio Filzi. Si prosegue poi fino alla Bocchetta Foxi dalla quale inizia una piacevole discesa a tornanti ravvicinati con un dislivello di 3-400 m. E, cosa curiosa, dò un passaggio a una bella farfalla gialla che si era aggrappata alla maglietta per un bel tratto del percorso. Per contrappasso alla piacevole discesa, ci immettiamo su una carrozzabile ghiaiosa e sotto un sole implacabile che ci riconduce al punto di partenza. Al rientro in albergo troviamo un caro amico –Gino- che è venuto a trovarci.

 

Giorno 3-6. Arriviamo al rif. Campogrosso dove parcheggiamo e iniziamo il percorso sotto un cielo cupo. DSCN4343-La meta di questa escursione è il rif. Fraccaroli e la cima Carega. Sarà per la stanchezza di tutta la settimana di camminate, ma non sento lo spirito giusto per affrontare questa fatica. -Eppur bisogna andar-. Il sentiero non è agevole perché ghiaioso e faccio parecchia fatica. Cerco di tenere il passo di Fausto ma lui è un caterpillar e in breve mi semina. Ad un certo punto rimango solo perché ho distanziato il resto del gruppo. La nebbia a tratti nasconde i segnali di riferimento, trovare il sentiero e attraversare una morena sassosa diventa arduo. Nel frattempo mi raggiungono Toni e Gianangelo e assieme arriviamo al rifugio Fraccaroli che naturalmente è chiuso. Con un ulteriore sforzo facciamo gli ultimi trenta metri di salita per giungere a destinazione, sulla Cima Carega. Fa parecchio freddo quindi facciamo ritorno sui nostri passi. Una leggera pioggerella comincerà a tormentarci diventando sempre più assidua. Arriverò a Campogrosso abbastanza inzuppato. Rientro in albergo per una doccia calda e una cena da Chef.

 

Sabato 4-6. Lasciamo l’albergo non senza complimentarci con il titolare per l’ottima ospitalità che ci ha riservato, quasi fossimo amici da tanto tempo. E per i manicaretti che ha preparato per noi, ottimi e abbondanti. Considerazione finale: la settimana in Trentino e a Camposilvano mi è piaciuta molto, ma rimane il rammarico per Gianni che ha subito l’incidente, per Patrizia che ne ha subita l’angoscia.

 

{Giuseppe M.: Alla scoperta delle Piccole Dolomiti, 28.5-4.4.2022}