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      La Voce dei Protagonisti        

 

Cima di Grem

 

Siamo a giovedì sera, termine per la prenotazione del pullman. Le persone prenotate per la gita sono poche: viste le previsioni meteo, alcune hanno disdetto, altre non si sono neanche prenotate. Sentito Gianangelo sul che fare, mi suggerisce di prenotare comunque il pullman.

Ed eccoci alla domenica mattina pronti per la partenza; quando incontro Gianangelo gli dico che siamo in 28, lui mi risponde che non sono più capace di contare perché si meraviglia che da pochi che eravamo siamo diventati così tanti da riempire il pullman.

Arrivati alla fermata di Agrate ci ritroviamo in 29 ed i posti sono solo 28; Luigi C. si sacrifica e ci segue con la sua auto.

01-a passo di zambla-Giunti al Passo di Zambla, luogo previsto per la partenza dell’escursione, il meteo non ci conforta in quanto il cielo è tutto coperto di nubi. Da vecchi escursionisti non ci facciamo scoraggiare e partiamo con entusiasmo, dato che la meta odierna supera finalmente i 2000 m, mentre per quelle precedenti la prudenza suggeriva, al fine di evitare eventuale neve residua, quote più basse. Ci incamminiamo e poco dopo entriamo nel bosco dove troviamo un’umidità pazzesca che ci fa sudare moltissimo e ci fa anche perdere le forze, ma con costanza arriviamo alla prima meta, la Baita di Mezzo. Qui alcuni decidono di fermarsi, altri continuano per le mete successive, il Bivacco Mistri e la meta finale, ossia la Cima di Grem. Sulla vetta ci ritroviamo in sette: Fausto, Tony, Elisabetta, Enrico, Luigi C., Giuseppe M. ed io; dopo le foto di rito, per mangiare si sceglie di scendere più in basso perché la scighera (nebbia) non ci permette di vedere nulla del panorama circostante: ci sembra comunque, sapendo che ci sono, di intravvedere l’Alben e l’Arera.09 alla cima di grem-

Mentre scendo dalla cima verso la Bocchetta di Grem credo di avere una visione, sarà la stanchezza, sarà il fatto che non ho ancora toccato cibo: intravedo tra la scighera una giacca rossa a me familiare, e man mano che mi avvicino riconosco Emilia che alla prima meta mi aveva detto di essere già stanca e che non se la sentiva più di proseguire. Evidentemente non era sola, seguita a pochi passi di distanza da Gianangelo. Ritorno in vetta con loro e quando arriviamo in cima, come per incanto la scighera sparisce ed arriva pure un’occhiata di sole (mai visto lungo tutto il percorso). Ne approfittiamo per la foto ricordo. Dopo una breve pausa e dopo un veloce spuntino, si ritorna alla bocchetta;IMG 1083- qui Emilia si incammina sulla via del ritorno mentre io e Gianangelo, con un ultimo sforzo, puntiamo alla Cima Foppazzi. Nell’avvicinarci alla cima incontriamo, già di ritorno, Tony e Fausto che senza esitazione risalgono in vetta con noi. Appena il tempo di mangiare ancora qualche cosa e fare le foto di rito e si cominciano a sentire le prime goccioline di pioggia: siamo costretti a fare ritorno il più in fretta possibile. Io cerco di correre per raggiungere Emilia al vicino bivacco Mistri dove secondo accordi mi avrebbe aspettato, ma arrivatoci, Emilia non c’era, quindi sempre di corsa proseguo sino alla Baita Alta dove mi stava aspettando.

Continuiamo la discesa per il sentiero che taglia i tornanti della strada seguendo i bolli bianco-azzurri, sempre immersi nella scighera che non ci permetteva di vedere nulla. Ad un certo punto col suo sesto senso femminile Emilia mi dice che nell’andata non avevamo fatto tutti quei tratti di sentiero, ma io insisto che il percorso è giusto perché stavamo passando anche ora vicini ad una pozza quasi asciutta già vista al mattino: evidentemente non era la stessa. WA0026-Dietro di noi scendevano altre signore, le aspettiamo per chiedere loro informazioni: ci dicono che siamo fuori sentiero e che dovremmo risalire per riprendere quello giusto. Emilia, stanca, dice che non se la sente di risalire; le signore ci propongono di scendere ancora un pezzo con loro: più in basso, allungando di un po’ il percorso, c’è un sentiero quasi pianeggiante che porta al Colle di Zambla. Accettiamo il loro consiglio e le seguiamo sino all’imbocco del sentiero propostoci dove ci dividiamo. Nel frattempo piove. Sul sentiero vediamo dei rigagnoli dovuti alla pioggia che sicuramente prima era stata più intensa; alcune persone incontrate ci dicono che loro hanno preso pure la grandine; nel nostro caso è bastato l’ombrello per ripararci. Emilia era preoccupata, anche se eravamo ancora nei giusti margini di tempo, di arrivare in ritardo, perché la stanchezza non le permetteva di camminare un poco più sostenuta. Nelle vicinanze del punto di ritrovo, ecco che ci viene incontro Fausto tutto asciutto, al che Emilia gli chiede se non avesse preso neanche un poco di pioggia; in risposta ci dice che si è dovuto cambiare di tutto punto e che le scarpe erano delle scialuppe. Anche se in orario, chiediamo se siamo gli ultimi ad arrivare, ci dice che mancano ancora Gianangelo e Tony, questo ci solleva un poco.

A posteriori Gianangelo che, siccome le previsioni meteo del giorno prima preannunciavano tempo bello, non si era portato né l’ombrello né la giacca a vento, ci dice che si sono dovuti fermare più di mezzora alla Baita Alta, in attesa che il temporale attenuasse la sua furia.

 

{Italo R.: Cima di Grem e Cima Foppazzi, 15.5.2022}